3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?
Penso che si perda la fatica della lettura, una fatica che l'ascolto non sollecita. Il fatto è che si sta disimparando a leggere e anche a scrivere manualmente purtroppo. Scrivere manualmente richiede una manipolazione che attiva il cervello in profondità: ciò che non fa la tastiera.
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Ambedue le cose! Anche le ispirazioni dei grandi poeti, dopo il "colpo di fulmine" hanno richiesta tanta fatica, il lavoro di lima alla luce di una lucerna, come dice Orazio.
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
La necessità di raccontarmi e di capire tante cose che da giovane uno non si pone. La vecchiaia è sempre una buona consigliera. Se poi racconto qualcosa anche ad altri, è bene... se altri capiscono e, se del caso, condividano anche.
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Di fare tesoro dell'epoca in cui viviamo, anche se i problemi sono tantissimi! Il passato è passato e va studiato soprattutto per capire meglio il presente e progettare il futuro. È un malattia dei giovani di oggi: di essere schiacciati sul presente, non conoscere il passato e non proiettarsi nel futuro.
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Non era un sogno! Era una necessità! La difficoltà della comunicazione orale, il tallone d'Achille dei timidi, mi ha sempre spinto a preferire di comunicare per scritto.
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
L'insieme dei fatti terribili di quei due mesi che vanno dal 25 luglio all'8 settembre del 1943. Un mondo che crolla e un mondo tutto da costruire.
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
No! Sapevo dove dovevo arrivare. Comunque, non ho mai pensato di lanciare dei messaggi. È stata solo una sollecitazione a riflettere.
10. Il suo autore del passato preferito?
Salgari e Verne: l'avventura e la fantascienza. Comunque, ho amato tanto a anche i fumetti.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ho già risposto, mi sembra: l'audiolibro impigrisce perché ascoltare non richiede la stessa "fatica" del leggere. E parlare è meno faticoso di scrivere. Non a caso si è sempre detto che sono fondanti il leggere, lo scrivere e il far di conto.